È venuto ad abitare accanto a me un vecchietto. Si chiama Dante. Non un Dante qualunque ma quel Dante. Non ci credete? Eppure è così. Naturalmente non potevo non chiedergli notizie sull’Inferno, sulle ultime novità insomma. Lui mi ha raccontato di nuovi gironi infernali e di uno in particolare dedicato agli ubriachi del pallone. Gli ho chiesto di portarmi lì con lui, ero troppo curioso. E lui? Lui ha accettato.
Naturalmente, ci siamo incamminati nel bel mezzo del cammin della mia vita verso la selva oscura, fino ad arrivare a un varco alla cui guardia c’era il Ministro Maroni in carne ed ossa. Mi ha detto che per entrare avevo bisogno della tessera del tifoso. Ho provato a spiegargli che avevo fatto richiesta da una vita, che i tempi burocratici si allungavano sempre di più, ma lui era inflessibile. Alla fine è dovuto intervenire il mio accompagnatore. Ebbene si, anche per entrare all’Inferno c’è voluta la raccomandazione.
Subito ci siamo trovati di fronte al fiume Acheronte e alla barca del traghettatore infernale: il giudice Tosel. Nessuno pagava sulla barca del giudice Tosel, solo i tifosi del Napoli e quindi anche io. Giunti sull’altra riva eravamo ufficialmente all’Inferno. Il nostro girone fortunatamente era il primo, quello più vicino alla superfice. Ho chiesto il perché a Dante e lui mi ha risposto: secondo te più sotto prendono le parabole? Arriva il segnale del digitale? E senza queste cose le partite come le vediamo? Preso atto del ragionamento ho preso a seguire Dante in silenzio, attento a non porre altre domande stupide. Camminando dietro di lui ho visto tante cose. Non posso descriverle tutte.
Ho visto Moratti raccogliere soldi da terra e riempirsi le tasche con un movimento che sembrava non dovesse finire mai. Anche all’Inferno le sue tasche erano bucate e i soldi che metteva dentro uscivano e cadevano. E lui li raccoglieva, destinato a farlo per l’eternità.
Ho visto Totti costretto a seguire un corso di grammatica e sintassi via web e con due telefonini cuciti alle orecchie che squillavano ogni tre minuti con la suoneria al massimo. Motivo della suoneria? L’inno della Lazio naturalmente.
Ho visto arbitri che chiudevano Moggi negli spogliatoi e buttavano le chiavi.
Ho visto Quagliarella con la maglia della Juventus e ho pensato: che avrà fatto di male per meritare questo supplizio?
Ho visto Blasi dover scontare 64 giornate di squalifica per somma di ammonizioni e all’improvviso il Presidente De Laurentis avvicinarsi con fare cordiale. Dopo un po’ di similitudini tra la vita infernale e il cinema, o tra il calcio e il cinema o tra qualsiasi cosa e il cinema arrivando al dunque ha chiesto di mettere sotto contratto il mio amico vecchietto Dante, che, come di prassi, avrebbe dovuto cedere i suoi diritti di immagine. Ho visto il mio nuovo amico pensieroso, crucciato, concentrato. Dopo attimi che sembravano eterni ha risposto: “presidè cà nisciun è fess”.
Poi finalmente ho visto Ilaria D’amico. Era proprio lei, bellissima. E poi mi sono svegliato. Si sa, i sogni finiscono sempre sul più bello.
Luciano Miele