Verità per ora amara. L’Europa avverte il Napoli: non perdona squadre lente. La formula della coppa gli concede tempo, per fortuna. Lo rimanda a serate migliori. A frenarlo sono stati proprio i nuovi. Yebda e Sosa. L’allenatore non riceve vantaggi dal mercato che proprio lui ha gestito. Doveva essere la partita della verità. C’era un perfetto contrasto nelle valutazioni. Esuberanti e ottimisti i dirigenti, freddini i tifosi. La società, che ha dato carta bianca a Mazzarri e al suo direttore-assistente Bigon, sostiene che dal mercato sia uscita una formazione affidabile. Il giudizio del pubblico è negli spazi che lascia vuoti in queste prime gare al San Paolo, stadio rinnovato poco e di molto peggiorato nel terreno di gioco. Appare subito ingrato, per una squadra affollata di sudamericani, disposti sempre a giocare con triangoli bassi e tecnica sontuosa. Il campo ricorda le immagini televisive della crosta lunare. Non si spiegano altrimenti i disagi nel controllo della palla e nel gioco dei migliori: ci si è messo quindi un campo poco curato a complicare le già affannate operazioni di un Napoli appannato nella condizione di troppi giocatori. Sbandano Dossena sostituito due volte in quattro giorni e lo stralunato Aronica a sinistra, sempre in difficoltà quando deve giocare da difensore puro di sinistra e non da esterno, ma anche Lavezzi, irriconoscibile quando scatta. Anche nel primo tempo con il Bari fu tra i peggiori. L’ultimo viaggio in Argentina l’ha stravolto. Quanti anni occorrono per smaltire un fuso orario?
Ma la partita della verità ha i fari accesi sui nuovi. Mazzarri, che con il Bari aveva inserito solo Cavani dei nuovi nel vecchio assetto, è andato ben oltre le sue note ritrosie. Ha rischiato. Ed il suo coraggio gli fa onore stavolta. Prima o poi, doveva. Rende giustizia a Santacroce, giovane che rischiava di bruciarsi verde, preceduto nelle scorse settimane da Grava e da Campagnaro nella gerarchia del difensore di destra. Il Napoli schiera dall’inizio Sosa, che nei primi minuti sostiene bene le punte Cavani e Lavezzi, ma si smarrisce presto. Sosa si spegne come una candela nel vento, non trovando squarci utili per indirizzare il gioco a palla scoperta. È lento infatti nel mettersi in moto, acquista velocità e autorevolezza solo se trova spazi liberi davanti a sé: ma l’Utrech non glieli concede. E per Sosa è inevitabile la sostituzione, con il ritorno in campo di Hamsik. Che differenza leggere le interviste dell’argentino, “el Principito”, e vederlo ieri languire sulla trequarti. L’onnipresente Gargano gli ha tolto persino le punizioni, di cui Sosa è considerato uno specialista.
Non è più dinamico l’altro nuovo acquisto: Yebda fa rimpiangere Pazienza. Non solo Cigarini, passato dalla panchina del Napoli alla Nazionale, via Siviglia. Non è ancora Yebda il prepotente incursore che con il Benfica mise in crisi il Napoli piombando dal centro sulla sua sinistra, lo ricorderà Maggio come un incubo. Sono passati due anni. Yebda non fa filtro, e l’Utrecht riparte come ben sapeva proprio il Napoli. Senza uno schermo adeguato a centrocampo, gli olandesi si infilano veloci nella difesa così poco protetta, lo scorbutico biondone Demouge e il giovane Van Wolfswinkel, lungo e flessibile, accreditato da 11 gol in questo inizio di stagione. L’Utrech spreca fin troppo, tuttavia rimarca gli squilibri tra difesa e centrocampo. Solo Cannavaro in difesa, Zuniga benché lezioso ed egoista, e Cavani più avanti, salvano il decoro, Mazzarri deve invocare i soccorsi dalla panchina, arriva prima Maggio poi Lucarelli. Come sarebbe finita se l’Europa League avesse opposto a questo Napoli sbandato una squadra olandese che non fosse l’Ultrech? A prima vista, il Napoli lo fa sembrare pericoloso e bene organizzato. Vale invece l’undicesimo posto del suo campionato. Da sperare che per il Napoli sia solo un problema di condizione. Bisogna attendere. Ma la notte europea coltiva ancora molti dubbi sul mercato.
Fonte: LaRepubblica