Da un Napoli all´altro, da una notte all´altra, dal buio pareggio europeo con l’Utrecht alla vittoria sulla Samp: in 4 giorni Mazzarri ritrova i collaudati fedelissimi. E il suo ingegno tattico.
Il Napoli si è presentato con dignità. Più che le polemiche, ha deciso di mettere a tacere la Samp. Bene, così si fa. Mazzarri che aveva dato una versione di comodo («Troppe pressioni ambientali») per spiegare la buia notte in Europa League e il lento avvio in campionato si è riscattato: non solo ha puntato sui titolari dello scorso anno con la sola novità di Cavani, ha richiamato se stesso. La sua arguzia. Si è rivisto lo stratega lucido che conosce bene l´avversario (la Samp, chi meglio di lui?) e inventa gli artifici più infidi per esorcizzare i temuti attaccanti della Samp.
Il ritmo, innanzitutto. È stato il primo segreto. Il Napoli ha imposto la velocità: che non vuol dire solo correre, ma muoversi senza palla, smarcarsi subito, idee chiare nei passaggi precisi. Persino Gargano ne ha sbagliati pochi, moltiplicandosi come sempre nella protezione della difesa. Lo stesso Gargano si è dedicato a Palombo, spesso in alternativa ad Hamsik: come infilare sabbia nel motore della Samp, in due hanno sostenuto l´attacco ma anche limitato la prima fonte di gioco doriana.
Altro stratagemma: Lavezzi comincia a destra, e da solo ne blocca due, Ziegler e Lucchini. Finché vi riesce, respira Maggio. Pazienza non dà spazio a Guberti, che con Di Carlo gioca dietro le punte e con Delneri era quarto a destra nel suo 4-4-2. Guberti alla fine del primo tempo si sposta a sinistra per dare un senso alla sua presenza. Pazienza non può seguirlo, non è più la sua ombra, non può distrarsi dalla linea mediana dove vigila accanto a un irrefrenabile Gargano per marcare a uomo solo Guberti, quindi non gli nega una mobilità e una ubiquità sempre più insidiose, rimarcate da una raggelante traversa. Traversa subito ricambiata da Gargano, che allestisce un teatrino su calcio piazzato per mandare al pareggio Hamsik.
Questo assetto ha consentito al Napoli di dettare legge per oltre un´ora: attento, concentrato, puntuale nei raddoppi. Ma nel primo tempo ha saputo contenere con orgoglio anche Cassano: il fantasista della nazionale si è defilato a destra per scegliersi l´avversario, preferiva Campagnaro che ha leve lunghe al predestinato Grava, ovvio. Campagnaro lo ha anticipato e si è proposto anche in avanti. Troppo per non scuotere il più celebre avversario. Cassano quindi va da destra a sinistra, accettando i ruvidi contatti con Grava. Rimorchia su quel versante Guberti, nel tentativo di creare un mulinello per il convalescente, trasognato Pazzini. Ma si può dominare per un tempo senza segnare? Purtroppo sì, per due motivi, e l´uno spiega l´altro. Il Napoli ha ignorato troppo Cavani che giocando da prima punta dovrebbe essere il terminale del gioco.
Lo abbandona invece al suo destino. E quando lo raggiunge, lo evita: chi avanza (Lavezzi ma anche i poderosi Dossena e Campagnaro) cerca la soluzione personale anche da trenta metri, con un egoismo che va rettificato. Come si giustificano tanti solisti e tante sterili velleità nella squadra che fino a Genova aveva segnato solo con Cavani? Cavani non tollera questi disagi, lo si nota quando va sulla destra a cercare gloria e piombando in velocità appena può sfodera un diagonale senza speranze. Ora è lui a ignorare i compagni, in questo caso Hamsik. Un dettaglio di cui tener conto. E Cavani ribadisce questi suoi diritti e l´esigenza di una migliore intesa nel reparto avanzato. È lui infatti che segna il gol della vittoria, con una irruenza da prima punta, un tempismo da bomber, un´acrobazia da micidiale attaccante sudamericano, appena riceve un assist.
Una notte che dissolve tutto il vittimismo di Mazzarri. È il Napoli che Napoli aspettava. Che non siano state anche le «pressioni ambientali» a richiamare ieri la squadra ai suoi perduti valori?
Fonte: la Repubblica