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"Contro Corrente": Napoli, occhio alle coronarie…

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Da infarto. Di quelli che ti bloccano le coronarie, lasciandoti senza fiato. Questo è quanto provato al minuto 97 al Ghencea di Bucarest, con Cavani, pardon, il solito Cavani, a ribadire in rete il pallone dell’orgoglio, della speranza, di un pareggio che, dopo un quarto d’ora di gioco, nessuno si aspettava potesse arrivare.
Si può racchiudere qui il bicchere mezzo pieno della trasferta rumena, perché, per il resto, c’è davvero poco da sorridere. Il Napoli 2 non convince per nulla; è timido, inefficace, non sa impostare la manovra tanto da permettere ad una squadra in crisi di gioco e di risultati, di fare tre gol nel giro di quindici minuti. Tre regali da parte degli azzurri, nati da una difesa che sembra ormai il tallone d’Achille dei partenopei. Goffa l’autorete di Cribari, grave la disattenzione di De Sanctis sulla punizione, da centrocampo, di Tanase, ancora peggio ha fatto Santacroce, permettendo a Kapetanos di siglare, indisturbato, il 3-0. Quindici minuti di follia, che lasciano intendere con tanta, troppa, chiarezza che questo Napoli non ha un organico completo per far fronte a tutti gli impegni, che non può prescindere dall’estro, dalla fantasia dei suoi titolari, dei suoi uomini di punta, Hamsik, e Lavezzi, costretti a fare gli straordinari anche quando, per la logica del turn-over, Mazzarri ha “provato” a concedergli un po’ di riposo, rilegandoli in panchina nella prima frazione.
Tanta generosità da parte di Vitale, al secondo gol europeo con la casacca azzurra, che però, soprattutto nel primo tempo, ha subito le iniziative di Nicolita più per mancanza di ritmo partita che per bravura dell’esterno della nazionale rumena. Ancora insufficiente, invece, la prestazione di Maggio, lontano parente di quel giocatore che si inseriva coi tempi giusti, senza però mai disdegnare la fase difensiva.
Se con l’Utrecht era sorto qualche dubbio, ieri a Bucarest è arrivata la conferma: De Sanctis, nonostante la sua grande esperienza in campo europeo, è sembrato spaesato, vittima costantemente delle traiettorie virulente disegnate dagli avversari che hanno trasformato l’ex portiere dell’Udinese da saracinesca a pesce fuor d’acqua. Qualcuno punta il dito sulla qualità del pallone (lo stesso dei mondiali, rinnovato però cromaticamente, ndr), ma dopo due partite, forse, ci si poteva aspettare maggiore dimestichezza da parte dell’estremo difensore azzurro. Tra i rimandati, insieme a De Sanctis, figura anche l’inedita retroguardia partenopea: Grava fa quel che può perché il Cribari ed il Santacroce “ammirati” al Ghencea, hanno poco da offrire alla causa azzurra.
Miglioramenti, seppur minimi, si sono visti da parte di Yebda e Sosa, ma, l’impressione, è che i due siano riusciti ad esprimere il meglio soltanto quando anche Lavezzi ed Hamsik sono stati gettati nella mischia.
Provando, quindi, a tirare le somme, ci si chiede quale tipo di vantaggio possa avere spendere un patrimonio per strappare un posto in Europa League, senza però poter incidere in questa competizione perché non si hanno le riserve adatte a reggere il confronto. L’Europa League è e sarà sempre un palcoscenico di spicco, che merita le dovute attenzioni, soprattutto in sede di mercato.
Domenica torna la serie A: al San Paolo arriva la Roma. Dopo un pari (Bari) ed una sconfitta (Chievo), è giunto il momento opportuno per incassare i tre punti, sempre che, il maxi sforzo messo a punto dai guerrieri azzurri non possa tirare qualche brutto scherzo. A buon intenditor…
Francesco Auricchio

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