Europa o Italia, il Napoli ha scelto con lucido con coraggio. A Bucarest solo un pari a velocità turistica, con squadra di fortuna. Come dire: la coppa non interessa. Il campionato sì: 6 punti in 7 giorni, schiacciata anche la Roma, ora è tutto più chiaro.
La vittoria sulla Roma proietta il Napoli tra le prime. Ma vale molto di più. Lo libera di un equivoco. Il giovedì rumeno in penoso chiaroscuro aveva riaperto il dibattito sulla sua discontinuità. I tifosi erano perplessi: perché mette in crisi la Samp a Genova e delude con l’Utrecht al San Paolo, perché passa dalla perentoria rimonta di Cesena a quel 3-3 rattoppato nel finale? Indecifrabile. Da ieri non più. Dal secondo tempo, dalla scena di una Roma sottomessa e sconsolata, si può rileggere tutto l’inizio di stagione.
De Laurentiis e Mazzarri hanno preferito un’umiltà ad una dolorosa scelta. Degli acquisti solo Cavani aveva confermato e superato le attese. Il preparazione sfalsata per il ritardo di molti giocatori dopo i Mondiali, il lento avvio di altri, la stessa partenza di Quagliarella che si consegnava alla Juve in cerca di fortuna: tutto faceva intuire quanto fosse difficile per il Napoli giocare da Napoli in Europa League e campionato. Fondato il rischio di pregiudicare la prossima qualificazione Champions, che in termini economici può rendere dieci volte in più dell’Europa League tra premi a punto, tv e sponsor. Prima il presidente con dichiarazioni non sempre bene interpretate, poi Mazzarri con formazioni inedite che erano bandiere bianche di resa, come a Bucarest, hanno spostato gli interessi sul campionato. Il girone K lascia ancora uno spiraglio al Napoli per i sedicesimi di finale, ma la festa è qui, è questo il campionato aperto alla sua forza giovane. Cavani e Hamsik 23 anni, Lavezzi 25, Gargano 26, quel Dossena che ritrova livelli da Nazionale, un pacchetto di straordinaria affidabilità che dà anche alla Roma una lezione di difesa a 3, con l’acrobatico De Sanctis, con i tre giganti di ieri Cannavaro, Aronica e Campagnaro, con il ferreo mediano Pazienza felicemente riciclato da Mazzarri. È questa una compagnia ristretta, che forse non può affrontare coppa e campionato insieme, ma che si presenta al calcio italiano come una rara sintesi di talento e futuro, di coesione tattica e corsa, di giovanili furori e salda esperienza.
Ranieri ha il merito di temere il Napoli. E nel primo tempo dà il meglio di sé. Prova anche lui con la difesa a 3, una ipotesi interessante. Cassetti, Juan e Burdisso si occupano di Cavani e Lavezzi, disinnescando una bomba che aveva preparato Mazzarri. Il Napoli infatti schiera due punte: Lavezzi accanto a Cavani. Giocando con difesa a 4, la Roma rischierebbe troppo: Lavezzi può far saltare il tandem Juan-Burdisso, con Cavani che può infilarsi con proiezioni oblique nelle zone esterne. La Roma quindi ferma tre in difesa (Juan tra Cassetti e Burdisso) piazzando Riise e Cicinho esterni, per bloccare Maggio e Dossena. Ranieri sacrifica poi De Rossi nel raggio del più versatile Hamsik, in grande ripresa, ma scoperto un varco libero: sulla destra del Napoli piomba Menez, per poi tagliare al centro con i suoi dribbling in linee diagonali. Deve spesso scalare Pazienza per ostacolarlo. Il meccanismo prevede sulla stessa corsia, zona sinistra della Roma, i mulinelli di Borriello, bene arginato da Aronica e Cannavaro. Per Totti, massiccio e fermo come un tronco di quercia, c’è Campagnaro. Altro elemento di disturbo: Pizzarro che non sempre incrocia Gargano. Una partita di perfetto equilibrio che si spezza nella ripresa.
Ranieri, autolesionista, ritira Menez per un indefinito Brighi. Cicinho a sinistra comincia a vacillare, con Cassetti subisce Lavezzi, rallenta Pizarro, la prepotente freschezza atletica del Napoli dopo un’ora mostra i limiti di ritmo della Roma, accentuati dall’osservatore Totti non sostituito, forse il prezzo del quieto vivere. Esce invece Borriello, che correva per quattro. È qui che il Napoli, con l’assetto di una squadra in trasferta, si contrae un po’. La Roma incauta si sposta dieci, venti metri in avanti. E determina la sua sconfitta. Cede spazi lunghi come piste per Airbus: vi si lanciano Lavezzi e Cavani, sempre assistiti da Hamsik. Mazzarri infatti lo indirizza sempre più vicino ai due, posizione strategica per far sbandare una difesa ancora a tre, ma ormai scomposta. È la domenica del Napoli che ha piedi sudamericani, acume tattico italiano, rapidissime ripartenze all’europea. L’ideale per attraversare l’Italia con la formula dell’Alta Velocità.
Fonte: La Repubblica