Caro Messi,
sono il tifoso ubriaco di Napoli e sento il bisogno di scriverti.
Naturalmente ti ho visto giocare, ho visto le serpentine col pallone, la velocità di piedi e di pensiero, le facce attonite dei difensori e dei portieri avversari di fronte alle tue giocate. Guardandoti ho rivissuto vecchie emozioni, vecchie sensazioni, quelle che riusciva a suscitare Diego Maradona.
Mi ha incuriosito il tu blocco soprannome “la pulga”, “la pulce”, ho voluto, perciò, leggere la tua storia prima del successo. Ho letto dei problemi della crescita, di un ormone bloccato , della sensazione di non farcela. Ho letto di un contratto con una delle squadre più forti al mondo firmato su un tovagliolino da bar, di un viaggio della speranza in Europa con tutta la famiglia al seguito per curarti. Le cure appunto. Quelle che il Club catalano ti assicurava, quelle siringhe giornaliere che costringevano le tue ossa a crescere contro il loro volere, cure che ti causavano dolori lancinanti. Ma tu stringevi i denti, non potevi deludere il Barcellona che aveva creduto tanto in te, non potevi deludere la tua famiglia, non potevi deludere il tuo sogno.
E ce l’hai fatta. Sei diventato il migliore al mondo, il numero uno.
Ti scrivo per rivelarti un segreto. Anche se tu non lo sai hai il sangue azzurro, hai la maglia del Napoli sulla pelle. La tua storia rappresenta la nostra storia. Una storia fatta di sacrifici, di ostacoli ma anche di successi. La nostra storia è stata scritta venti anni fa da un argentino, potrebbe essere ancora così. Vederti giocare al San Paolo darebbe a questa città il giusto premio a una fede senza eguali, a una passione straripante.
Nella società odierna, nel calcio moderno, il mio è destinato a rimanere un sogno da tifoso ubriaco ma, la tua storia mi ha insegnato che i sogni a volte si avverano. Il tuo si è avverato, magari un giorno si avvererà anche il mio: Messi che alza le braccia al cielo assieme a tutti i napoletani per esultare per la conquista del terzo scudetto!
Luciano Miele