Confuso, impaurito, il Napoli balbetta in Europa League come un turista smemorato, che non conosce altre lingue e ha dimenticato la sua. Tre partite, tre scadenti pareggi. Ma a spegnere le luminarie della festa pensano anche i suoi tifosi. Da arrossire. MAI sottovalutare le potenze del calcio europeo. La loro storia in certe serate maschera le miserie del momento. Ultimo nel suo campionato, un nuovo proprietario che lo rileva al confine della bancarotta, il vecchio Hodgson discusso in panchina, sei titolari assenti: e poi? Il Liverpool dei 58 trofei entra al San Paolo come se fosse all’ Anfield Road: prudenza che è sicurezza, umiltà rivestita di decoro, coesione tattica che richiede concentrazione. Una domanda che brucia sulla pelle del Napoli: e se avesse in attacco giocato Fernando Torres, se a guidare il Liverpool fosse venuto Steven Gerrard, se con quel traliccio della difesa chiamato Carragher avesse giocato anche Dirk Kuyt, come sarebbe finita? Napoli impacciato. Nel primo tempo lento. Non riparte mai. Non sembra il Napoli, perché? Elementare, Hodgson del calcio conosce tutte le lingue, anche l’ italiano. Sistema quindi nove dietro la palla, portiere compreso. La squadra occupa senza disfarsi una fascia di 40 metri: tozza, solida, impenetrabile. Il segnale: costruisce sempre in linee orizzontali. Il Napoli nel primo tempo batte contro questa muraglia e la palla torna in difesa: Campagnaro e Cannavaro devono ricominciare. Interrotta da qualche tentativo di Dossena sulla sinistrae dalla lucidità di Hamsik che si lancia nei quartieri bui, ecco uno che ora ama anche la fatica. Il Napoli perde ritmo e campo. Cavani spento, Lavezzi barcolla all’ inizio con tutta la sua inedita barba per riprendersi nel secondo tempo, quando si sistema a sinistra e finalmente dà un senso alla sua partita, favorito dal fervore del contiguo Dossena e dal duello con il troppo giovane Kelly. S’ intravede il miglior Napoli, quando nella ripresa si infila nei pochi varchi aperti dal Liverpool. Il tiro di Hamsik respinto proprio sulla linea dal calvo Konchesky è una scintilla che annuncia fiammate. Proprio il difensore di sinistra, autore del prodigio, è però sostituito: Fabio Aurelio dà un maggiore dinamismo sulla corsia inglese di sinistra, mentre le squadre stanche si allungano, e proprio il Napoli si aggrappa alle intuizioni di De Sanctiis, uno che para bene sì, ma anche troppo per essere il portiere di una difesa davvero sicura. A Catania come ieri sera, Mazzarri ha schierato i titolari. Non si può discutere neanche il turnover, né ricordare il Napoli per il conclamato divario tra prima squadra e le modeste offerte della panchina. Imponendo per poco tempo il ritmo alto, preferendo quello compassato del Liverpool, spera in lunghi cross: ripetitivi. Quale disturbo per una difesa britannica? Forma quindi opaca. Alcuni (Cavani, Lavezzi e Gargano) l’ hanno appannata in sfibranti viaggi intercontinentali tra Giappone, Cina e Indonesia. Una fortuna solo per l’ affarismo delle federazioni sudamericane. S’ improvvisano globetrotters danneggiando i club europei: in particolare il Napoli che non ha qualità né varietà di ricambi. Yebda e Sosa hanno giocato poco e reso meno, Zuniga rileva un Maggio sfiorito ma non corregge la sua tendenza a tocchi leziosi, una inutile coreografia sulla fascia destra. Sarà presto recuperata la forma, avendo il Napoli lavorato bene in estate. Ma va chiarito il ruolo di Gargano. È stato giustamente sostituito da Mazzarri. La reazione: una plateale insofferenza, con maglia gettava via. Gargano si sente il leader del gruppo sudamericano che a sua volta si ritiene onnipotente. Mazzarri amministra per sua scelta pochi giocatori. E se ne avesse tanti? È da sperare che ridimensioni un giocatore sempre più forte fuori, sempre meno prezioso sul campo. Chissà se la società intende far da scudo al suo operoso allenatore. È in vista un’ altra spettacolare notturna. Ma non dite al Napoli che il Milan è in crisi, potrebbe sgonfiarsi come in Europa League contro avversari che purtroppo sottovaluta.
Fonte: Repubblica