Partiamo con una domanda: può uno dei talenti più fulgidi proposti negli ultimi tempi dal calcio argentino diventare oggetto misterioso? Guardando il curriculum di Josè Ernesto Sosa, i dubbi vengono eccome: “craque” nell’Estudiantes e meteora in Germania col Bayern, ad agosto gli Dei del calcio gli hanno concesso una possibilità di riscatto alle pendici del Vesuvio che il fantasista non può e non deve assolutamente sprecare.
Sono passati circa due mesi dall’approdo di Sosa a Napoli e il bilancio, però, finora non è stato di certo esaltante. D’accordo, davanti l’argentino deve fare i conti con gli intoccabili Hamsik e Lavezzi, ma anche quando Mazzarri gli ha dato fiducia (dal 1’ o a gara in corso che sia), Josè non ha di certo entusiasmato. La prima opportunità viene concessagli all’esordio casalingo di campionato contro il Bari, dove il “principito” ben impressionò; ma da quel 12 settembre, è iniziata la parabola discendente del nuovo numero 77 azzurro: titolare con Utrecht, Steaua e Cesena, scampoli di partita negli altri match, ma i riscontri del prato verde sono stati sempre al di sotto delle aspettative. Da alternativa di prim’ordine per il reparto offensivo, all’etichetta di “nuovo Datolo”, il passo è stato breve. Sosa per il momento non ha convinto: il piede è di quelli da custodire gelosamente, ma la carica agonistica e la convinzione nei propri mezzi non sembrano essere, attualmente, nelle corde del talento di Carcaraná.
Dopo le note dolenti, ecco però che domenica scorsa il “principito” sembra aver riacceso la luce: a Brescia, Mazzarri sceglie lui per far rifiatare Cavani e il fantasista ripaga (anche se non per tutti) la scelta del tecnico con una prestazione migliore rispetto a quelle precedenti. Su un campo (o meglio acquitrinio) per nulla consono alle caratteristiche fisiche e tecniche, Sosa mostra buona visione nelle giocate e una grinta che gli consente di recuperare diversi palloni, senza dimenticare la pregevole girata che per un istante fa gridare all’eurogol. Immeritata la sostituzione anticipata, ingiusto toglierlo a inizio ripresa, dopo una prima frazione in cui era apparso in palla; ma è proprio da quei 55’ giocati che Sosa deve ripartire per dimostrare a tutti che il “principito” non può essersi trasformato in “ranocchio”.
Claudio D’Amato