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Il Nome Della Rosa: Ezequiel Iván Lavezzi

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“Olè olè olè olè Pocho Pocho, olè olè olè olè Pocho Pocho” così recita il coro più in voga allo stadio San Paolo dedicato ad Ezequiel Iván Lavezzi. A primo acchito ho subito gridato all’eresia, allo spergiuro:quell’ inno era dedicato al migliore di sempre , noi napoletani non possiamo permetterci di sdoganarlo per il primo arrivato. Ma non è così, mi sono dovuto ricredere.
Nato il 3 maggio 1985 a Villa Gobernador Gálvez in Argentina,ambidestro, gioca come attaccante, preferibilmente da seconda punta. La velocità in progressione e la spiccata abilità nel saltare l’uomo ne costituiscono i principali punti di forza. Il Pocho comincia la sua carriera nelle giovanili del Boca Juniors ed esordisce nel calcio professionistico nel 2003 nell’Estudiantes B.A., dove rimane per una sola stagione per poi approdare nel San Lorenzo fin quando nel 2007, arriva finalmente alla corte di De Laurentuiis.
Questa volta mi rifiuto di parlare di numeri, presenze, assist, goals, è estremamente noioso ed inutile, sono un’istantanea del momento che andrebbe aggiornata col passare del tempo. Voglio invece cercare di descrivere lo spettacolo,l’emozione e la trepidazione che trasmette questo folletto scatenato quando corre palla al piede.
Mi vengono in mente gesti atletici incredibili, azioni che gli habituè del Tempio di Fuorigrotta sono avvezzi ad ammirare, spettatori dal palato buono che capiscono di calcio e meritano di assistere allo show domenicale inscenato dagli epuloni azzurri. Mi vengono in mente innumerevoli magie di cui il l’attaccante sudamericano si è reso protagonista.
Nella sua prima stagione a Napoli, agli ordini di Mr. Reja ricopre il ruolo di seconda punta duettando nel reparto offensivo assieme al Panteron Zalatyeta. Tra le sue gesta, la prima che ricordo è lo splendido assist di spalla che innesca l’azione del goal di Hamsik contro la Sampdoria nella terza giornata della  Serie A. Nella stessa stagione poi ricordiamo le meravigliose doppiette messe a segno contro Fiorentina e Udinese in cui sciorina tutto il suo repertorio: opportunismo, potenza, velocità, colpi di destro e di sinistro, un bel vedere per la platea partenopea.
Nella stagione successiva, arriva la sua prima rete europea contro gli albanesi del KS Vllaznia, e poco dopo segna un goal indimenticabile dopo appena 25’’ di gioco al Marassi contro il Genova. Arrivano poi in sequenza,  goal su punizione (contro i Cagliari), marcature contro Inter, Chievo, Udinese e Reggina.
Nel Campionato 2009-2010 continua il suo exploit, e più di tutti è rimasto impresso il goal del definitivo 3-1 contro la Juve in casa. Spesso viene schierato come prima punta, ruolo in cui si sente imprigionato a specifici dettami tattici e pur non essendo molto prolifico , ama punire le grandi squadre del nostro campionato come Roma, Fiorentina e Inter (al Meazza).
Quest’anno infine, si è consacrato definitivamente al grande calcio , vediamo un calciatore maturo, cresciuto personalmente professionalmente, è il più continuo di tutta la squadra, non corre più a vuoto e sembra avere un’energia inesauribile. La sfortunata partita all’Anfield Road  di Europa League contro il Liverpool è lo specchi del suo stato psico-fisico, durante la quale mette a segno il goal del momentaneo 0-1, unico acuto spiccato da un’orchestra incapace di armonizzare  la sinfonia Europea.
Purtroppo le chiacchiere da bar portano a conclusioni affrettate come: “non segna”, “non è determinante”, “corre e basta”. Nulla di più insensato, “el Loco” è una delle realtà più ingombranti del campionato italiano. Una competizione orfana dei Kakà, dei Cassano, che ritrova un figliuol prodigo Ibrahimovic, unico a regalare lampi di classe assieme all’intermittente Ronaldino più assiduo al tavolo del ristorante che in campo. La sua velocità palla al piede, le sue scorribande al limite di fondo, la sua abilità a saltare l’uomo sistematicamente, la sua capacità di mettersi al servizio della squadra, i suoi dribbling, i suoi tunnels e cambi di passo, sono malie incredibili, che quando accadono  fanno stropicciare gli occhi per riprendere contatto con la realtà. Ricordano qualcuno vero?Qualcuno che faceva cantare un popolo intero:”olè olè olè…”
Caarlo Di Stasio

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