Massì, cantate, ballate, abbracciatevi, baciatevi, fate feste, sparate bombette, tracannate spumante, divorate babà e profumate di vittoria tutta Napoli (almeno voi) perché vi siete – pardon – fottuti la Signora: ma per l’occasione, tornati a ragionare, un po’ di rabbia in corpo mantenetela per farla sentire ai vostri eroi la prossima volta che si faranno bastonare da un’Inter convalescente. Vi offro un pensiero “mazzarriano” che immagino vorrà negare al pubblico: «Adesso che siamo secondi – si dirà il descamisado di Castelvolturno – siamo rovinati: non possiamo più sbagliare». E non m’importa se pensate che in occasioni come questa, con la Juve piegata e umiliata da un Cavani che da solo vale tre cinepanettoni (slogan: “Edinson è meglio ‘e Belen”, con riserve del caso) bisognerebbe solo darsi ad epinici trionfaleschi: io capisco la storia di un Napoli che deve vivere alla giornata, la capisco ma non la condivido perché ho imparato che quando sei il migliore devi vincere, e oggi è fuori discussione che – abbandoni di giovinezza a parte – il Napoli è la squadra che gioca il miglior calcio, dotata del miglior attacco e del miglior calciatore in assoluto: nessuno, neppure Ibradiddio, vale questo Cavani che se la passa a doppiette, triplette, che si muove dall’inizio della stagione con una ventina di gol fra campionato e coppe, partenza storica che nella mia memoria non ha precedenti. Ripensavo con tenerezza, ieri, all’esordio di Diego Armando Maradona in Italia, a Veron a, quando Briegel gli si stese addosso come un cappotto e non gli fece veder palla: un mostro, Diego, una inimitabile divinità pallonara che ha lasciato un segno a Napoli, in Italia e nel Maramondo. Ma volete, tutti, riconoscere che anche questo Cavani è caduto dal cielo? Edinson, oltrettutto, nonostante sia di stretta osservanza sudamericana, ha un gioco tecnicamente e esteticamente modernissimo, essenziale, tutto costruito sul senso di posizione da individuare, raggiungere e far coincidere con il volo del pallone, da qualunque parte gli venga indirizzato dai compagni che ormai lo cercano non perché la palla gli scotta fra i piedi ma perché si divertono a vedere quel flaco orante col bulbo da santocchio e il drizzadenti far fuori tutte le vispeterese del campionato, portieri illustri o meschini, al punto che Buffon – son sicuro – non vede l’ora di cimentarsi con la sua bravura: ne parleremo nel gran finale di campionato e chissà che non ne nasca una partita storica. A questo deve pensare soprattutto Mazzarri, l’abile e fortunato condottiero di questa squadra speciale che fa sorridere una città spesso vogliosa di piangere: deve far sì che il Napoli non sprechi più una goccia d’energia e un’occasione di far punti perché ormai è uscito dalla banale cronaca per entrare in un romanzo. Come e più del Milan, dell’Inter, della Roma. E la Juve, direte? Sipario.
Italo Cucci per “il Roma”