Troppi complimenti fanno male. Dall’estasi alla depressione, il Napoli visto contro la Fiorentina è un lontano parente di quello apprezzato contro gli odiati bianconeri. È vero, mancava Hamsik, ma l’assenza del talento slovacco non può certo rappresentare un alibi per chi, fino a sette giorni fa, giocava un calcio frizzante. La verità, come suo solito, sta nel mezzo: sta nelle giornate no di Cavani e Lavezzi, le due punte di diamante dello scacchiere partenopeo, che, quando non girano, è tutta la squadra a soffrire in fase di manovra. Insieme ai due assi sudamericani, tra i bocciati figura anche l’argentino Sosa. Il principito si impegna, corre, lotta, ma è palese la sua difficoltà nell’inserirsi negli schemi dettati da Mazzarri. Tanta tecnica ma poco dinamismo, è un po’ questo il tallone d’Achille del fantasista ex Bayern Monaco, uscito sconsolato dal campo nel momento in cui Mazzarri ha deciso di mandare in campo il franco-algerino Yebda.
Ma lo 0-0 del San Paolo non è certo frutto soltanto della scialba prestazione degli azzurri: Mihajlovic ha dimostrato di aver preparato bene la gara, coprendo bene le fasce ed ingabbiando il centrocampo partenopeo grazie alla diga eretta da Montolivo, Donadel e D’Agostino. Una Fiorentina lesta nel chiudere gli spazi e pronta ad approfittarne quando il Napoli concedeva qualche varco, soprattutto nella prima frazione. Poi, al rientro in campo, tutti a protezione della porta difesa da Boruc; un imbuto viola che ha tamponato sul nascere ogni iniziativa degli azzurri. Risultato? Nonostante un possesso palla asfissiante, nessun pericolo creato dalle parti di Boruc: un netto passo indietro rispetto a qualche settimana fa, che lascia ben intendere quale sia la reale dimensione degli azzurri in questo campionato, con un occhio anche a quelle che potrebbero essere le pedine utili da aggiungere al roster partenopeo in questa finestra di mercato.
Qualche campanello d’allarme lo si è avvertito anche sul piano atletico. Spesso il Napoli ha avuto il merito di sbloccare le partite nei minuti finali, eppure oggi è mancato proprio il passo di qualche tempo fa. Un calo fisico che, considerati i tanti impegni disputati, ci può stare ma che deve essere prontamente tamponato perché il gioco messo su dalla banda Mazzarri gira tutt’intorno ad una condizione fisica ottimale.
Dalle note stonate a quelle liete. La difesa, bersagliata ad inizio stagione, nonostante l’infortunio di Grava nel corso del primo tempo, non ha sofferto granché. Merito di tutto il pacchetto arretrato, ed in particolar modo di un Cannavaro sempre preciso e puntuale nel limitare Gilardino prima, e Babacar poi.
Una stagione più che positiva per il capitano partenopeo che meriterebbe davvero di coronare questo splendido momento, vestendo anche l’azzurro della Nazionale.
Nessun dramma però, martedì si riparte dal Bologna in coppa Italia, in attesa di un pronto riscatto in campionato, quando gli azzurri faranno tappa al San Nicola, contro un Bari, fanalino di coda in classifica.
Francesco Auricchio