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Corbo: Tre pirati feroci e una squadra vera

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Il Napoli aziona due sirene. E mette in allarme non una, ma tre squadre. Ricaccia la Roma nelle sue infondate vanità, oscura la festa del Milan riportandosi nel giro di poche ore a tre punti, avverte il Villarreal. Venga pure giovedì sera al San Paolo, troverà un club di inimmaginate risorse e ambizioni. L’unico italiano ancora in Europa League è anche la rivelazione del campionato: tutto gira intorno a Cavani, venti gol che fanno sognare. Ma nessuno viola la consegna, nessuno parla di scudetto, bravi tutti.
Ranieri si sarà pentito di aver cambiato la formazione, nelle ultime ore. Lo strano gusto di sorprendere gli avversari ha un solo effetto: complicare una già difficile partita con la seconda squadra del campionato. Prima, deve arginare il polemico stupore di Totti e Menez, spiegando le sue strategie. Poi, vede la squadra in affanno. Più che di Totti la Roma soffre per l’assenza di Menez, che tanto infastidì il Napoli nella gara al San Paolo, nel primo tempo. Menez, insidioso com’è nel gioco uomo contro uomo, poteva indirizzare la partita in modo diverso. Deve attendere un tempo per dimostrarlo.
Il Napoli temeva Menez, si trova invece contro una Roma facile da decifrare nel primo tempo: Vucinic isolato che invoca i compagni ad accompagnarlo nella fase offensiva, macché. Gesti e urla si perdono nel buio. Accanto c’è Borriello, che sembra smarrirsi. L’inefficienza delle due punte romaniste mette il Napoli a suo agio, perché la difesa le controlla bene, troppo evanescenti. Il centrocampo sta ancora meglio: Gargano ritrova Pazienza dopo la squalifica, è un motore che finalmente riparte. Non costruiscono gioco nitido i due ma provocano movimento continuo, assicurano il dominio della zona centrale anche quando rischiano di trovarsi in inferiorità numerica. Il rombo della Roma si deforma, infatti. Simplicio non è più il vertice alto dietro le punte come previsto, non le cerca né sostiene, semmai arretra. Per una difesa di massa. Alle sue spalle deve intervenire De Rossi, troppo teso per essere un titolare della nuova nazionale. Taddei sulla destra e Perrotta sulla sinistra non perdono di vista gli esterni del Napoli: un velocissimo Maggio impegna Riise, che avanza appena può, ma in fase difensiva cede metri e recupera con affanno, magari con l’aiuto di Perrotta. Sull’altro versante il Napoli può trovare invece il varco giusto, c’è un balbettante Rosi che però Dossena non mette mai in crisi. Taddei si somma ad un centrocampo amorfo, non affonda sulla corsia destra né inventa quando converge. Questa lettura è confermata proprio da Ranieri, che nella ripresa lascia negli spogliatoi Taddei per inserire finalmente Menez.
Una Roma massiccia e mai disinvolta, più compressa che compatta, una squadra che mai trova la luce della profondità si contrappone ad un Napoli poderoso e bene organizzato, con un vantaggio evidente: funziona l’impianto centrocampo-attacco, è saldo. Perché Gargano e Pazienza sono sempre ben collegati con il terzetto più temuto del campionato. Cavani, Lavezzi e Hamsik si scambiano di posto, non danno riferimenti alla Roma, ma si infilano a turno con crescente pericolosità. Nel fallo di Juan su Hamsik in classica scorribanda, fallo punito con il rigore, esplode tutto l’imbarazzo della Roma. Il congegno dei tre pirati premia il Napoli e Cavani con il suo 19esimo gol, in attesa del ventesimo. Saggio il primo cambio del Napoli. Mazzarri ritira Dossena, ininfluente e indistinto se non per l’isterico autolesionismo. Il solo in ombra, in un Napoli che splende da De Sanctis alle punte, passando per quel gigante di Cannavaro, che assist a Cavani nel finale. Mazzarri fa giustizia al tuttodestro Zuniga, che entra a sinistra, ma è sempre più equilibrato, riflessivo, quindi utile. Un elegante rattoppo in attesa di Ruiz. È un sinistro e da quelle parti c’è qualche qualcosa che scricchiola. L’attesissimo spagnolo che come un talismano è stato nascosto anche ieri in tribuna. Finché il Napoli va, che dire?
Fonte: Repubblica

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