Domani sfida speciale per il napoletano che torna al San Paolo con il Catania per sfidare i «suoi» azzurri davanti a tanti familiari: «Curo la postura e studio la barriera. Il Napoli è fortissimo, può lottare per tutto, e lunedì tornerò a tifarlo»
ROMA, 19 febbraio – A volte gli idoli si costruiscono in pochi istanti. A volte bastano soltanto una manciata di minuti. Francesco Lodi si è preso Catania in cinque minuti. Giusto il tempo di far partire due delle sue mirabolanti parabole e di far venire giù lo stadio Massimino. Certo i tre punti che l’ex Frosinone ha regalato contro il Lecce. Ma quello che è scattato domenica pomeriggio è stato qualcosa di più profondo, di più viscerale tra un popolo rimasto orfano del suo leader più talentuoso (Mascara passato al Napoli) e lo scugnizzo napoletano che ha vissuto una carriera fin qui certamente al di sotto delle possibilità. Se non è un passaggio di testimone, poco ci manca. Francesco Lodi si è presentato alla grande, il popolo biancazzurro ha un nuovo eroe di cui cantare le gesta.
Due gol stupendi, il ‘Massimino’ che esplode e lei che già diventa un idolo. Si è ripreso dall’emozione?
«Sì, anche se è stata una delle giornate più felici della mia vita, seconda sola a quella della nascita di mio figlio ma senz’altro la più importante in ambito professionale. Ho trascorso ore di serenità e soddisfazione ma adesso penso già alla prossima sfida».
Si è presentato con il suo marchio di fabbrica. Due calci da fermo da urlo. Ci racconti gli ultimi istanti.
«Domenica, in occasione della prima punizione, mi si è avvicinato Terlizzi e mi ha chiesto se avessi intenzione di crossare o tirare. Ho svelato al mio compagno l’intenzione e lui si è detto sorpreso, evidenziando giustamente la difficoltà per via della posizione defilata, ma fiducioso. Gli ho detto di non preoccuparsi, sentivo che avrei potuto segnare e così è stato. Sulla seconda ero un po’ più sicuro, era in zona “mia”. Ho detto a Terlizzi di “allungare” la barriera, perché avrebbe potuto mettere in difficoltà il portiere: così è stato».
Ogni grande specialista di punizioni ha un segreto, un modo particolare di colpire il pallone. Il suo qual è? Cerca la valvola?
«Nessun segreto, solo una grande passione per i piazzati. Ho sempre calciato punizioni e rigori, fin da bambino. Curo la postura e studio la barriera, quello è il modo di prepararmi».
Da una maglia azzurra all’altra. Domenica la notte del San Paolo si annuncia speciale soprattutto per uno che non ha mai nascosto la passione per la squadra partenopea. Come vivrà la gara contro il Napoli?
«Sicuramente, per me, tornare a giocare al San Paolo e farlo proprio in questo momento sarà un’emozione straordinaria: dopo quello che è successo domenica ho grande entusiasmo e trovo un Napoli fortissimo, che lotta per lo scudetto e per arrivare fino in fondo in Europa League. Parliamo della squadra della mia città e del mio cuore, ma il Catania è già dentro di me, perché sono un professionista e perché questa grande avventura appena iniziata mi emoziona: non sarà quindi una gara come le altre. Tornerò a tifare per il Napoli da lunedì, adesso devo onorare la maglia numero 10 rossazzurra, proprio dove si è espresso il più grande numero 10 della storia del calcio. Rivedo spesso le prodezze di Maradona in dvd. Ho già giocato molte volte, da avversario, a Napoli: l’ultima in B, col Frosinone, nell’anno della promozione degli azzurri. Finì 1-1 e segnai su rigore. Allo stadio ci saranno tutti i miei fratelli, immagino. Rimarranno a casa, invece, mia moglie, il bimbo e i miei genitori: si gioca di sera, emotivamente è molto coinvolgente».
D’accordo la scaramanzia del tifoso, ma il Napoli di Cavani può mettere le mani sullo scudetto?
«Da tifoso me lo auguro. Stanno facendo bene, sono affiatati e forti».
Corriere dello Sport