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Don't touch our Pocho!

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Prendere o lasciare. È un po’ questo il dubbio amletico che accompagna tutti i grandi campioni. Genio e sregolatezza, quasi un compromesso divino, una botta di vita ed un pizzico sulla pancia. Prima c’era Maradona, con i suoi eccessi dentro e fuori dal campo, oggi Napoli celebra un altro figlio albiceleste, Ezequiel Lavezzi, simbolo della rinascita partenopea dall’approdo in serie A ma anche scugnizzo irrequieto, a volte in contrasto con la politica societaria.
L’ultima, definiamola così, bravata del pocho, lo sputo o presunto tale restituito a Rosi, è costato al funambolico fantasista ben tre giornate di squalifica. Una pena che pesa un macigno perché il Napoli, in quest’ultima settimana di Febbraio, si gioca tutto (in Europa League) o quasi (in campionato) nella stagione corrente.
La società, dopo averlo formalmente difeso al fine di ottenere una revoca, o almeno, una riduzione della pena da parte della Corte Federale ha ora deciso di multare il calciatore per il gestaccio dell’Olimpico: un provvedimento necessario, per lanciare un chiaro segnale al resto del gruppo che azioni del genere non possono e non devono essere tollerate.
E fin qui, tutto fila come una meraviglia se non fosse per la strana comparsa di un fenomeno mediatico che vuole il presidente De Laurentiis ai ferri corti con il pocho Lavezzi. La strigliata c’è sicuramente stata, non a caso si è deciso di multare il giocatore, ma da qui a dire che il pocho è pronto, l’anno prossimo, ad intraprendere una nuova avventura, ce ne passa. Montare un caso ad hoc per le dichiarazioni rilasciate dal patron De Laurentiis a Gazzetta TV sembra quasi un piano diabolico: provare a leggere tra le righe per estrapolare, riarrangiare un nuovo “caso Lavezzi” ci lascia davvero con l’amaro in bocca. Cosa c’è di male a stimolare un proprio tesserato a prendere d’esempio gli atteggiamenti di un suo collega, tra l’altro suo grande amico? Non c’è niente di più scorretto che andare a rivangare il passato, le vecchie ruggini, in un momento delicato e decisivo come questo.
Non c’è niente da fare: si tende sempre a dimenticare il passato, legandosi al dito solo il presente: cari colleghi ed addetti ai lavori, già tutti avete dimenticato i dribbling ubriacanti con la Samp? Gli scatti a testa bassa? Gli otto assist per Cavani? Il sigillo ad Anfield? Il tap-in di Brescia? La magia col Milan? L’assist al bacio per Hamsik che è valso il rigore all’Olimpico? E le due sfuriate con il Villareal al San Paolo, che hanno mandato in tilt la difesa del sottomarino giallo? E preferiamo non andare oltre. Please, don’t touch our Pocho!
Francesco Auricchio

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