Quattro minuti di follia. O di sfortuna. Provate a scegliere voi. Perché tutto potevamo immaginarci nella notte del Madrigal tranne che uscire per due errori banali, per due irritanti deviazioni, per un gol da annullare in partenza, per un autogol, per le occasioni mancate dal pocho, per i pali sui quali si sono infrante le speranze dei partenopei di continuare l’avventura continentale.
È tutta qui la spedizione in terra iberica, novanta minuti di passione che ci lasciano con l’amaro in bocca. Tra i se ed i ma si sbattono le speranze dei tifosi che già pregustavano di prolungare il cammino in Europa, di vivere almeno un’altra grande trasferta come quella di Leverkusen. In Germania però ci andranno Rossi e soci, la quarta forza della Liga spagnola apparsa però stasera, davvero una squadra molto piccola, intimorita, impaurita dall’ascesa di un club consapevole che quella di stasera era soltanto una tappa intermedia. Uno step obbligato e necessario per continuare a crescere, De Laurentiis dixit. E allora, di getto, mani nei capelli ma, a mente fredda, tanto di cappello alla banda Mazzarri. Dal trecentesimo alla ventinovesima piazza nel ranking, i numeri sono tutti a favore degli azzurri.
Entrando però nel merito della gara, aldilà della dea bendata, il Napoli è venuto meno in alcuni dei suoi uomini chiave. Il pocho Lavezzi, oggetto di critiche e polemiche per la squalifica ricevuta in campionato, era un po’ l’arma in più sul quale puntava Walter Mazzarri. Ed invece, il funambolo argentino ha tradito un po’ le attese, confermando quei limiti che ancora lo tengono lontano dai grandi campioni. Gli è mancata la freddezza, il colpo del ko per mandare al tappeto il Villareal. E, con tutta probabilità, il pocho questo lo sa, stordito come non mai mentre il team manager, Beppe Santoro, provava a rincuorarlo a fine gara.
Delusione anche sul volto del Matador Cavani, grande escluso della vigilia, che, dal suo ingresso in campo, ha ridato brio, vivacità al reparto offensivo azzurro. Solo il palo ha frenato l’urlo del Matador, autentico spauracchio per la difesa iberica.
Bene i soliti gregari, da Cribari a Yebda, passando per Zuniga e per l’esordiente Ruiz, un po’ in affanno soltanto nella seconda metà di gara, quando, gioco forza, gli azzurri hanno rischiato in più occasioni le ripartenze uomo contro uomo dei velocisti in maglia gialla.
Qualificazione o non, il bicchiere è pur sempre mezzo pieno: secondi in campionato con il big match di lunedì contro la capolista Milan ormai alle porte, alla truppa di Mazzarri non si può far altro che dispensare sorrisi e piacevoli consensi. Ora si che viene il bello: a meno dodici dal termine, in piedi è rimasto ancora l’ultimo sogno: che sia tricolore o tinto d’Europa, parte da adesso l’assalto al campionato. Che la corsa abbia inizio!
Francesco Auricchio