Il patron si ritrova sul volo da Valencia in compagnia dell’ala dura del tifo azzurro. Tiene banco il caso Lavezzi
«De Laurè, mann ‘o pocho a se cucca’ ampress ‘a sera…». Il presidente è stato temerario o, forse, non se l’aspettava. Fatto sta che sul volo Alitalia partito da Valencia alle 13 e 25 del giorno successivo alla sconfitta di Europa league del Napoli il patron azzurro s’è ritrovato praticamente mischiato agli ultras che, a scaglioni, facevano ritorno in patria dopo aver invaso a migliaia prima Valencia e poi il piccolo paesino di Villarreal. Durante il volo – circa due ore – il teatrino dei tifosi con De Laurentiis è stato un costante ronzìo di sottofondo. Per la maggior parte si trattava dell’ala dura del tifo, i duri e puri delle curve. Incuriositi gli altri passeggeri, spagnoli o comunque non napoletani: «Ma di cosa parlano così animatamente?». «Di calcio». Un tifoso, tatuato fin sopra le sopracciglia, con marcata inflessione torrese, urla dalla coda dell’aereo: «Aure’, vir ‘ e lo fa cucca’ ampress a Lavezz’, ca se no s’abboff’». Un caloroso invito affinché il presidente faccia nottetempo da balia al pocho altrimenti tentato da presunti bagordi. Un rotondo capopopolo si spinge fino alla testa dell’aereo dov’è seduto De Laurentiis. Si fa largo tra gli steward, si avvicina, forse pensa a cosa chiedergli. Decide di buttarla in politica. «Preside’ vuole diventare sindaco di Napoli?». «Sì, bell’affare» gli risponde il produttore cinematografico abbozzando mezzo sorriso. Altro topic: Europa quanto ci costi. Sbotta un abbronzatissimo figlio della curva A: «’Sti trasferte, ohì,…’a Spagna, ‘a Romania, Liverpùll,…le paghiamo care e amare ma ‘e facimm volentieri, ca’ passione. Vogliamo però che stu sforzo viene ripagato: ‘a società adda caccia e sord’, deve comprare i giocatori, così siamo poco competitivi, jamma a ffa ‘e figur ‘e m….». Grida d’approvazione: «Ma serio ‘o frat’».
TRIPOLI BRUCIA E IL POCHO «NON SALTA L’UOMO» – Curioso, e un filo grottesco, il contrasto tra le pagine dei giornali sfogliate da tanti passeggeri, coi titoli sulla «Battaglia di Tripoli», la «Libia in fiamme», i «diecimila morti degli scontri», e il dibattito intavolato sul pocho «che non salta più l’uomo» come una volta.
ATTERRAGGIO E RULLAGGIO- La situazione si accalora durante l’atterraggio. Fase delicata: telefonini e apparecchiature elettroniche, spente, cinture abbracciate, una sorta di subliminale concentrazione a bordo. Ma gli ultras rompono il silenzio e infiammano il permanente question time calcistico: Lavezzi bersaglio preferito. Una marea è contro l’argentino, reo di essersi mangiato il gol-qualificazione. I pro-Ezequiel («lui è fondamentale per la velocità, per gli assist») vengono messi all’angolo. Qualcuno si slaccia la cintura e si alza non appena il carrello tocca la pista. Il responsabile di bordo dall’altoparlante: «Vi preghiamo vivamente di stare seduti altrimenti non possiamo fare il rullaggio». Monito gracchiante sommerso dalle urla. E sul «rullaggio», le ironie stupefacenti si sprecano. Tutti a terra, arriva il bus che porta allo scalo. De Laurentiis va via. «Un signore chiede: «Ma quello è il presidente del Napoli?». Gli risponde lesto un tifoso incazzato nero, che ancora non ha digerito i cinque minuti di follia costati l’eliminazione, e reduce da un mezzo litigio in aereo: «Eh sì è iss’: pecchè ‘o vuliv cerca’ pure l’autografo??». Corriere del Mezzogiorno