Arrigo Sacchi, responsabile delle nazionali giovanili, salva solo Udinese e Cagliari: “Agli allenatori non si dà tempo per costruire. I giocatori sono sparpagliati per il campo, ma non si può permettere a nessuno, neppure ai più bravi, di non essere parte di un collettivo”
ROMA – Una diagnosi impietosa sui mali del calcio italiano, visibilmente in crisi. E’ quella tracciata da Arrigo Sacchi, responsabile delle nazionali giovanili, che ha una sua spiegazione per il difficile momento che vive il pallone tricolore.
SACCHI: “SQUADRE SPARPAGLIATE PER IL CAMPO” – “Il calcio moderno esige che gli undici giocatori siano connessi tra loro con una posizione attiva con e senza palla. Le nostre squadre sono sparpagliate per il campo – sottolinea l’ex ct azzurro intervenendo a Radio Anch’io lo Sport – e non si può permettere a nessuno, neppure ai giocatori più bravi, di non essere connessi al collettivo”. Per il tecnico di Fusignano, ora anche apprezzato opinionista tv, le uniche squadre italiane che oggi giocano con undici giocatori sempre connessi fra loro sono l’Udinese di Francesco Guidolin e il Cagliari di Roberto Donadoni.
ALLENATORI NON HANNO TEMPO PER COSTRUIRE – “Non si dà tempo agli allenatori per costruire – aggiunge Sacchi -. Se perdi due partite di seguito, sei fuori. Eppure per costruire un grattacielo bisogna scavare in profondità fondamenta molto profonde. Ad un allenatore chi glielo fa fare? E’ più conveniente costruire una baracca a un piano e via…”.
CLUB ITALIANI PRIMEGGIAVANO IN EUROPA – Inevitabile, poi, spostare il discorso su Milan-Napoli di questa sera, che agli appassionati ricorda i testa a testa decisivi per gli scudetti della fine degli anni Ottanta. Ma l’ex condottiero rossonero rifiuta il paragone. “Allora le squadre italiane primeggiavano in Europa e nel mondo – evidenzia Sacchi -. Fino al 1992 avevamo solo tre stranieri, eppure negli undici anni dal 1989 al 2000 la Coppa Uefa, che dà il valore medio dei livelli nazionali, ha visto le squadre italiane in finale per dieci anni, di cui otto volte con vittoria. La Nazionale arrivò una volta seconda e una terza ai mondiali, perdendo sempre ai rigori”.
MILAN-NAPOLI, SIPARIETTO RADIO CON BIGON – Nel corso della trasmissione, a distanza di anni, non è mancato neppure un simpatico siparietto polemico con Alberto Bigon sulle sfide tra rossoneri e partenopei che i due allenatori hanno vissuto da protagonisti in panchina. In particolare Sacchi è tornato sul famoso episodio della monetina che nella stagione ’89-’90 colpì Alemao, sostenendo che per quell’episodio il Milan perse lo scudetto a favore del Napoli. “Proprio da allora fu tolta la responsabilità oggettiva perché si capì che in Italia qualcuno avrebbe utilizzato questi episodi con furbizia”, le parole del tecnico romagnolo. Immediata la replica di Bigon: “Visto che si parla della monetina voglio ricordare che aritmeticamente avremmo vinto lo stesso dato che quell’episodio ci portò un solo punto. La matematica non è un’opinione”.
MARADONA DA UNA PARTE, GULLIT & C. DALL’ALTRA – L’ex tecnico del club campano, inoltre, replica a Sacchi anche su un altro concetto. L’ex ct azzurro ha detto “Quel Napoli era una grande squadra e aveva in campo Maradona, ovvero il giocatore più forte al mondo”. Bigon ha ricordato: “Quel Milan aveva Gullit, Van Basten, Riijkard, oltre ad Ancelotti, Baresi, Donadoni, Maldini e altri; Sacchi aveva a disposizione una squadra stellare”.
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