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Dopo 45 minuti il nulla

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Come un campanile, che con i suoi rintocchi scandisce e suddivide il tempo in intervalli regolari quantificandone le cadenze ed il susseguirsi degli eventi spesso ripetitivi agli occhi dei più attenti, così il Dio del calcio, nel rispetto delle leggi che ha stabilito, acconsente al verificarsi di determinati eventi che segnano il bene ed il male di chicchessia.
In questo piovoso lunedì sera di campionato, il teatro che ospita il big match di giornata è la Scala di Milano. Le stars che si presenteranno sul palco, a cercare di deliziare la platea esaurita in ordine di posto, hanno intenzioni bellicose e sono pronte a tutto pur di far inondare i cuori dei propri seguaci da tsunami di gioia.
Il tappeto verde è pronto ad essere il sottofondo della storia che si ripete, degli albori del calcio, della nascita delle rivalità tra i padroni “paperoni” del nord ed i combattenti di cuore del sud.
Come spesso accade in queste occasioni gli eventi tradiscono le attese, lo spettacolo messo in scena non è dei migliori e non rispecchia ciò che tutti, chi sotto un vessillo , chi sotto l’altro, avevano sognato.
Le formazioni scendono in campo schierando il meglio che le loro rose possano offrire con un’unica assenza pesante tra le fila partenopee, quell’assenza che inizialmente poteva sembrare sopperibile, ma che alla fine si rivelerà determinante.
Il primo tempo offre 45 minuti giocati nel cerchio di centrocampo con una supremazia territoriale dei rosso-neri che non produce nessun tiro in porta, lasciando anche ampi spazi nelle retrovie in cui in un occasione el Matador si invola, ma viene fermato erroneamente per fuorigioco.
Allo scoccare dei tre quarti d’ora il direttore di gara manda tutti negli spogliatoi e si dà il via alla prima analisi. Ciò che tutti si aspettano è che alla ripresa delle ostilità gli azzurri possano essere più cattivi e determinati puntando su una maggiore freschezza atletica e determinazione agonistica a fronte della stanchezza dei “nonnini ” rossoneri che dovrebbe avanzare.
Il Dio del calcio, che si diverte a sovvertire tutto ciò che potrebbe essere logicamente pensato, decide che gli azzurri a scendere in campo nella seconda frazione siano la controfigura di quelli concentrati e quasi inappuntabili visti in precedenza.
Dopo soli 4 minuti di forcing milanista Aronica salta in modo scoordinato con il braccio alto, in area di rigore e sulla linea di fondo, quando la sfera era già quasi fuori. Il direttore decide per il penalty che Ibra impeccabilmente trasforma così come trasforma le sorti del match, così come trasforma la verve dei suoi compagni, così come trasforma le certezze degli azzurri, così come trasforma gli stati d’animo dei presenti e degli appassionati di calcio.
Gli azzurri si arrendono ed alzano bandiera bianca, anche se in realtà ci sarebbe tanto tempo per recuperare, e le marcature del neo entrato Boateng e di Pato servono più allo spettacolo e per rendere duro il passivo che per la conquista dei tre punti in palio.
Una sconfitta così netta e sonora non era immaginabile neanche dal più ottimista tifoso milanista e questo non lascia adito a recriminazioni o polemiche, ma permette di pensare su cosa e perché sia potuta accadere una involuzione simile che in 5 giorni ha distrutto tutti i sogni costruiti faticosamente fino ad ora sia in coppa che in campionato.
In realtà, per il campionato l’obiettivo del 3° posto è quanto mai possibile ed auspicabile, ma è essenziale ritrovare immediatamente la retta via.
Facendo una piccola analisi statistica dei numeri che hanno fornito gli azzurri si può notare che mai i nostri beneamini abbiano superato il limite…
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Antonio Iannucci per il blog Fantapazz.com

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