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"Contro Corrente": Aggrappati a Lavezzi

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Non ci resta che il Pocho. Tre turni dopo il fantomatico sputo rifilato a Rosi, il Napoli si ritrova piccolo piccolo: fuori dall’Europa, la banda Mazzarri, in campionato, ha racimolato la miseria di quattro punti. Vittoria a fatica col Catania, poi buio pesto nella notte di San Siro contro la capolista, antipasto indigesto di quanto poi “apprezzato”, si fa per dire, contro il Brescia tra le mura amiche.
Il Napoli, bello e spavaldo, non c’è più. Ha perso lo smalto dei giorni migliori e, d’altronde, non poteva essere altrimenti. Da fine Agosto alle idi di Marzo, in sette mesi i nostri beniamini hanno macinato kilometri su kilometri, accumulando fatica sulle gambe e nella testa. Ora, amaro gioco del destino, sembra davvero giunto il momento di pagare lo scotto degli sforzi intrapresi, proprio quando, il campionato si appresta ad entrare nel vivo.
Ne è la prova la prestazione offerta ieri pomeriggio al San Paolo. Un Napoli dai due volti, bello ed intraprendente nel primo tempo, si è poi lasciato sopraffare dal nervosismo, dalla foga, tentando un assalto all’arma bianca seppur in modo confusionario, rischiando, talvolta, di lasciare per strada anche il pari se solo Caracciolo avesse dimostrato maggiore dimestichezza sotto porta.
Non c’era il pocho, lo abbiamo detto, ma la sensazione è che a questa squadra, ieri, mancassero diverse pedine in mezzo al campo. Spento Dossena, poco assistito Cavani, imbarazzante l’uruguagio Gargano. E, a dirla tutta, il motorino del centrocampo è da tempo nel mirino dei tifosi. Poco lucido e a tratti irritante, sono davvero in tanti a chiedersi come sia possibile, dopo quattro anni, che sia ancora Gargano a battere i calci da fermo quando, puntualmente, riesce nell’impresa di sbagliare semplici appoggi per i compagni. Per carità, qui nessuno vuole puntare il dito contro il centrocampista della celeste, piuttosto l’invito è rivolto a chi decide di mandarlo in campo. Mazzarri ha sempre riposto grande fiducia in Walter, perno fondamentale dello scacchiere partenopeo, ma quando il tambureggiante mediano perde il suo solito brio, sarebbe meglio puntare su qualcun altro.
Discorso analogo anche per Aronica, sul quale però pesa anche l’aggravante della voglia, da parte di tutti i tifosi, di vedere finalmente all’opera Victor Ruiz, il mancino spagnolo tanto inseguito in sede di mercato ma che fatica a trovare spazio, nonostante si alleni ormai con gli azzurri da oltre un mese.
Stranezze del calcio che vanno a braccetto con chi, dall’alto, sembra proprio ci metta del suo per ostacolare il cammino dei partenopei. Strana coincidenza, ma da quando sono cominciati i mugugni sulle direzioni arbitrali, al Napoli non gliene va più bene una: il gol fantasma di Maggio con il Cesena, la squalifica di Lavezzi, il rigore di San Siro, la decisione di affidare a Mazzoleni, bergamasco doc, la direzione di gara di Napoli-Brescia, chiusasi, pensa un po’, con una miriade di polemiche per una serie di episodi che, oggettivamente, hanno danneggiato il club del patron De Laurentiis. Due rigori solari negati agli azzurri che avrebbero potuto concludere in tutt’altro modo la contesa con le rondinelle. Ed invece, anziché parlare di calcio giocato, eccoci qui ad analizzare strane forzature, prese di posizione alquanto goffe da parte di chi, in teoria, dovrebbe soltanto tutelare la classe arbitrale. Dalla “par condicio” delle sviste arbitrali, sembra proprio che il presidente Nicchi solo ieri si sia ricordato della carica che ricopre, affrettandosi a bacchettare l’atteggiamento di Mazzarri, invitandolo, con fare ardito, a tenere un profilo più basso.
Si rasenta il ridicolo insomma, tutti partecipano alla polemica che in tv, sui media nazionali, raggiunge davvero il colmo: gli episodi, gli orrori di Mazzoleni passano in secondo piano, lasciando spazio a processi per direttissima a Mazzarri e De Laurentiis sullo stile da tenere in campo. In tutto ciò, da contorno, continuano i pettegolezzi, i rumors su presunte partenze illustri, a partire dal tecnico Mazzarri, accostato in settimana alla Juventus.
Chiare manovre di destabilizzazione, nulla di più, perché Napoli e il Napoli davvero a nessuno è gradita lassù in cima. Contro tutto e contro tutti: ripartiamo dal Tardini la nostro corsa per l’Europa.
Francesco Auricchio

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