Sentenza: il Napoli è oggi la squadra più forte del campionato. Può contenderle il titolo di Miss Italia solo l’Udinese di Totò di Natale, di Sanchez, di Guidolin insomma. Non le fanno un baffo la sgangherata Juve del confuso Delneri nè la Lazio che non riesce a tirar fuori da Zarate un filo di vita. E comunque, il Napoli è l’unica grande sopravvissuta al week end dei poveri: venerdì, l’Inter fermata dal Brescia; sabato, la Juve maltrattata dal Cesena; domenica, il Milan beffato dal Bari che alla fine ha rivelato i difetti dei rossoneri come e più del Tottenham. E dire che qualcuno aveva elogiato quel Milan incapace di segnare un gol in centottanta minuti. Il Napoli ha avuto a che fare con un Parma che è sì in zona retrocessione ma non condivide la povertà tecnica delle concorrenti alla salvezza, o almeno: non è capace di sfruttare gli abbondanti mezzi che ha. Credo che qualcuno ne chiederà conto a Marino. Di sicuro l’assenza di Amauri si è fatta sentire, ma questa non è una scusante guardando una classifica che ormai si è fatta davvero difficile. Il Napoli è il più forte perché ha l’attacco più potente e un Cannavaro che merita l’azzurro per come è cresciuto tecnicamente e fisicamente e per autorevolezza. Ha fermato prima Bojinov e poi Crespo. Mi auguro che Prandelli qualche partita in posticipo la veda in modo tale da avere un grande marcatore nella sua Bella Italia. Avrei voluto subito cantare le lodi di Lavezzi, mi ha frenato il fastidio di dover ricordare quanto sia costato al Napoli la follìa del Pocho. Applauditissimo, incondizionatamente il più amato dei napoletani, l’argentino è il cuore e il motore di una squadra che esibisce il contropiede più fulminante e una salute fisica encomiabile e stupefacente, visto quel che succede altrove. Mazzarri non andrà alla Juve ma prima o poi qualcuno farà importanti avances per rapirlo ai napoletani: ha creato una squadra a sua immagine e somiglianza e tuttavia gode paradossalmente del vantaggio di avere una rosa contenuta che lo ha costretto a creare non più di quattordici titolari. Verrà giorno che qualcuno capirà che all’origine delle nevrosi e degli infortuni non muscolari c’è la follìa del turnover. Oggi uno come Cavani, momentaneamente a digiuno di gol, può tenersi in tiro comunque giocando, partecipando all’attività di un collettivo felicissimo. Dopo tanti confronti insostenibili, oggi si può comunque dire che Cavani non è Ibrahimovic, nel senso che non ne condivide la crisi di gioco e di gol. Dei Tre Tenori è quello che oggi ha la voce roca, ma partecipa allo spettacolo come tutti gli altri portando il suo contributo. Non ho rivelazioni da fare su un squadra che gioca a memoria né voglio entrare nel merito delle proteste del Parma, colpito da una svista arbitrale nel gol di Hamsik come il Napoli nelle ultime settimane. Mi sembra di poter dire, non certo a titolo di consolazione, che la squadra di Mazzarri è stata comunque palesemente più forte del Parma.
Italo Cucci per il Roma