NAPOLI, 25 marzo – E’ come se una città intera – diciamo Napoli – si fosse data appuntamento allo stadio. E’ come se una città intera – sempre Napoli – fosse riuscita a entrare in un san Paolo enorme, gigantesco, un microcosmo (micro?) con posti a sedere che spuntano dal nulla: venghino, signori venghino, e s’accomodino pure. E’ come se Napoli avesse deciso di ritrovarsi lì, accovacciato intorno al falò in attesa delle magie di Lavezzi e di Cavani e, stipandosi, uno sull’altro, ce l’avesse fatta. L’onda anomala che ha invaso Fuorigrotta è in quella moltitudine di uomini, donne, vecchi e bambini che si è concentrata in quello spicchio di mondo antico, in cui lasciarsi andare con i sogni: 919.443 – novecentodiciannovemila e quattrocentoquarantatré – spettatori, sparsi in otto mesi, distribuiti nel corso di ventidue partite, una folla straripante che non conosce soste, né ostacoli, che non teme il freddo e non soffre il caldo, che rinuncia allo shopping prenatalizio, che se ne fa un baffo del lancio dei saldi.
Corrieredellosport
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