È andata!! Manca una partita alla fine di un incubo calcistico.

Ci è  voluto un po’ di tempo per realizzare quello che che avrebbe dovuto esserci chiaro fin dall’inizio della stagione.

Tre allenatori

Abbiamo visto succedersi tre allenatori in panchina, gioito nell’assistere all’esonero di Garcia che ai più era risultato indigesto dal giorno dell’ingaggio.

Abbiamo accolto Mazzarri come si accoglie un vecchio amico d’infanzia perso di vista dai tempi della scuola. Tuttavia, ci siamo resi conto presto che il tempo passa per tutti e che, malgrado le belle avventure vissute insieme, le minestre riscaldate quasi mai appagano come la prima volta.

Adesso c’è Calzona, gran lavoratore con una carriera passata a dare lustro, da vice, alle star. Eppure, anche il calabrese di belle speranze stenta a trovare il bandolo della matassa, inducendo qualcuno a rivedere i giudizi espressi in passato: „In fondo, l’anello debole non era il coach“, Saranno i punti accumulati con Garcia a salvarci dalla zona salvezza“, „La colpa di quanto è successo è della proprietà, dei giocatori spompati“, e via così.

La crisi annunciata

Qualcuno osserverà che la situazione era precipitata già nel finale dello scorso campionato. Chissà che non sia stata proprio questa consapevolezza a spingere mister Spalletti alla partenza. Noi tifosi eravamo in preda all’euforia, anestetizzati dalla gioia di aver raggiunto l’obiettivo di una vita. Eppure, un’occhiata all’andamento della squadra nella scorsa primavera può farci riconoscere qualche primo segnale della crisi che ci ha travolto con tanta violenza. Così, alla luce di quanto abbiamo vissuto in questi mesi, le due sconfitte casalinghe dell’anno scorso con Lazio e Milan ci parlano di un’incipiente perdita del controllo della situazione.

Nella stessa ottica, assumono contorni altrettanto preoccupanti i pareggi con squadre come il Verona, la Salernitana e l’Udinese, risultati vieppiù gravi in quanto occorsi nei momenti meno opportuni per il profilarsi della classifica, cioè quando era necessario chiudere il discorso sul campionato.

Pare, insomma, che nel mese di marzo 2023 abbia iniziato a sfibrarsi il potente tessuto connettivo che in precedenza aveva conferito tanto mordente al gioco degli azzurri.

Fu in quei giorni che il Napoli cominciò a perdere colpi e a crollare sotto il peso della mancanza di un progetto di lungo termine. Il rammarico è che nessuno degli osservatori qualificati se ne sia accorto in tempo, impegnati a festeggiare, come noi supporter, a denigrare, come gli avversari, o a perdersi in sterili discussioni folkloristiche e pseudo-sociologiche sullo scudetto al meridione e sulla dignità della città: temi che niente hanno da spartire con l’analisi tecnico-sportiva e manageriale di una società che si vuole seria.

Il CNL, la maglia, la partecipazione

Come risultato di tanta superficialità da parte di tutti, si è vista la passione dei tifosi e dei club essere messa a dura prova. L’atteggiamento di chi ama il Napoli è mutato nel corso degli ultimi mesi.

Dai tentativi di leggere dietro gli eventi deludenti di una stagione compromessa dall’inizio, si è passati alle critiche e alle proteste nei confronti dei possibili responsabili di tanto scempio, fino ad approdare a una sorta di indifferenza, un allontanamento dalla squadra, come a volerla abbandonare alla sorte che essa stessa si era scelta.

Forse si è trattato di un modo di evitare ulteriori sofferenze, una rinuncia a condividere un destino lanciato senza freni verso il baratro. Così, l’ultimo appiglio al quale anche il Club Napoli Lussemburgo ha scelto di rimanere saldamente aggrappato è la maglia. Accettando l’assenza dalle competizioni europee dell’anno prossimo  con la giustificazione che „tutto ormai è da rifondare“, abbiamo scelto di concentrare l’attività sociale sui nostri interessi locali e sui colori.

In questo senso è importante menzionare la chiusura della sede, nei primi giorni di aprile, per permettere la ristrutturazione del locale e più confortevoli adunate dei soci nella stagione a venire, stagione che ognuno auspica essere quella della rinascita.

Registriamo la nostra costante presenza sulle reti televisive campane, in particolar modo su Telecapri, dove il presidente Andrea Castaldo è ormai ospite abituale.

Lo scorso otto maggio, da Paolo Del Genio, Andrea ha testimoniato la delusione dei tifosi lussemburghesi per l’esperienza fallimentare di quest’anno, affermando con orgoglio che „il Napoli ogni tre anni deve vincere un trofeo perché è inammissibile aspettare 33 anni per uno scudetto“.

 

È un piacere parlare anche della presenza del CNL alla finale della coppa del Lussemburgo, tenutasi lo scorso nove maggio allo stadio nazionale di recente costruzione. Si tratta di una struttura relativamente piccola, della capienza di 10000 posti, ma moderna, aperta al pubblico nell’autunno del 2021. È qui che la squadra nazionale del Granducato ha sudato mancando di poco la qualificazione ai prossimi campionati europei. È qui che i supporter locali seguono le vicende di un calcio di periferia, fermamente orientato alla crescita fin dalle categorie giovanili.

Insomma, anche nella bufera, il Club Napoli Lussemburgo rimane protagonista e presente nella realtà locale, sia essa campana o lussemburghese, fornendo punti di riferimento partecipativi saldi ai soci e agli appassionati di calcio azzurro. Noi continueremo a riferirvi delle iniziative del tifo partenopeo nel Granducato, a cominciare dalle imminenti attività estive.

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